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SoftScience: la scienza leggera

di Roberto De Luca 

Dal 4 al 9 aprile 2022 si è svolta la terza edizione di “SoftScience. 17 goal in 17 luoghi di Roma”: un progetto messo in campo da Urban Experience, risultato vincitore dell’Avviso Pubblico Eureka! 2020-2021-2022, curato dal Dipartimento Attività Culturali di Roma Capitale e realizzato in collaborazione con SIAE.

Carlo Infante e la sua squadra hanno attraversato questi temi dell’agenda ONU 2030, fondanti per una crescita sostenibile, inserendoli nei contesti romani attraverso i “walk-about”. Con questo termine si indica il “camminare in giro e a tema, apprendendo dappertutto”, mentre con le tecnologie streaming e web-radio chi non può essere presente segue in diretta da remoto o in past-broadcasting. Si tiene così una conversazione peripatetica che insieme agli abitanti e gli esponenti locali ragiona sui luoghi al loro interno per ricercarne il “genius loci” sintetizzandone la storia, le sue stratificazioni e le sue possibili evoluzioni nel segno della resilienza adattiva, che ritengo necessaria per assorbire e reagire ai cambiamenti degli ultimi anni e di quelli che verranno.

Si è trattato di un’operazione condotta con il patrocinio di ASVIS (Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile), la collaborazione dell’Università di Roma-Sapienza (Corso di formazione interdisciplinare in Scienze della sostenibilità e Dipartimento di Pianificazione, Design e Tecnologia dell’Architettura) e dell’Università degli Studi Roma Tre (Dipartimento di Economia e quello di Scienze della Formazione) che ha portato gli studenti fuori dalle aule, rompendo l’approccio frontale didattico e puramente nozionistico che spesso questi luoghi riversano sui discenti, a favore dell’edutainment intrecciato con la narrazione suggestiva realizzata con i performing-media.

Un programma vasto che ha trattato questi obiettivi in sei appuntamenti, ho preso parte a due di questi appuntamenti che voglio raccontarvi:

Il 7 aprile percorrendo la Cava Fabretti si sono discussi gli obiettivi di Economia circolare, Biodiversità e Mare per poi declinarli seguendo la sensibilità del Quinto Paesaggio con Diego Repetto al telefono con noi. A fare da cicerone in questo ambito troviamo ad accoglierci Giorgio Fabretti, discendente di Raffaele Fabretti il quale nel diciassettesimo secolo diede origine al movimento dell’Arcadia con Cristina di Svezia che, dopo la rinuncia al trono, si stabilì definitivamente a Roma per promuovere l’arte, la cultura ed opere caritatevoli. Un movimento che successivamente diverrà una Fondazione contro le traversie della società ricercando l’armonia e la sincronia tra l’uomo e la natura. Su questo incipit, viene avviato da Carlo e Giorgio un brainstorming itinerante che verte sulle criticità della contemporaneità insieme agli studenti riguardante la Biodiversità: emergono parole chiave come ecologia, ecosistema, equilibrio, habitat, humus. Camminiamo seguendo i ruderi e le memorie del luogo che Fabretti valorizza con la sua narrazione: apprendiamo che i giacimenti di pozzolana e leucite hanno fornito i sampietrini che lastricano la piazza vaticana di Roma, di come il suo avo Raffaele avesse addestrato il cavallo, soprannominato Marco Polo, a rinvenire le epigrafi di marmo che oggi sono custodite presso il museo archeologico del palazzo ducale di Urbino. Qui il padre di Giorgio Fabretti, ha disegnato l’ultima parte dell’intervento nella cava ispirandosi al teatro greco di Ostia Antica per dare forma al Bosco Parrasio: qui l’Arcadia si riuniva per dialogare e ricercare la sapienza all’ombra delle querce.

Proseguiamo affrontando il concetto di Economia Circolare e i pensieri fondamentali di riuso, recupero e rifiuti zero ma anche degli esempi: la pietra della cava potrebbe impiegarsi per una pavimentazione che permette all’acqua di filtrare ed il cui ciclo produttivo non produce CO2, l’agricoltura biologica è praticata nei terreni di questo complesso per produrre l’olio e miele che possiamo assaggiare direttamente dal favo dell’apicoltore Fabrizio Nisi, operando in loco ci insegna come in questo bioma tutto sia connesso e si trasformi seguendo il senso generale dell’autoregolazione e collaborazione. Andiamo avanti risalendo dolcemente il crinale della cava per ammirare l’orizzonte della costa e cogliere la suggestione del Mare e ciò che evoca: onda, salato e profondità.

Riscendiamo parlando al telefono con Diego Repetto: riassumiamo con lui il Terzo Paesaggio di Gilles Clement, il quale afferma che la natura nei luoghi abbandonati ha la forza di riappropriarsene per ricreare questi ambiti trasformandoli in ecosistemi ricchi di biodiversità. Coniugando questo principio a quelli del Quarto paesaggio, scaturisce la poetica del Quinto Paesaggio: operazioni di Land-lighting multisensoriale progettate per il contesto in cui si installano, le quali con la loro forza catalizzatrice e suggestiva ne cambiano la percezione per offrire nuovi orizzonti di visione agli autori e gli spettatori. Sono installazioni sia temporanee che permanenti intrecciate alla ricerca scientifica, le quali se venissero immesse in quest’opificio, con un progetto di rivitalizzazione a bassissimo impatto potrebbero diventare simbolo di una trasformazione economica e culturale che genererebbe benefici socio-economici ed ecologici su scala locale. È quanto già sta avvenendo in Cina, nella vallata dello Xiandu, dove nove cave abbandonate sono state recuperate con un progetto di “DnA_Design and Architecture”. L’architetto XU Tiantian con interventi leggeri e delicati è riuscito a riconciliare il paesaggio trasformato e scavato dal duro lavoro dell’uomo con la natura, rivitalizzando questo luogo in un’attrazione culturale ed artistica. Una strategia che, unita al Quinto Paesaggio, potrebbe recuperare e valorizzare le strutture presenti in loco per nuovi utilizzi, esaltando il fascino che ancora oggi conservano tramite il potenziale contributo degli studenti di architettura che hanno partecipato e le loro intuizioni che hanno generato le parole chiave del brainstorming.

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Il 9 aprile si va in strada per gli obiettivi Smart Community, Cibo e Innovazione digitale percorrendo il Pigneto: un quartiere che negli anni ‘90 con l’arrivo della Serono e degli studenti ha vissuto una fortissima gentrificazione, rischiando il collasso intorno al 2010 a causa della speculazione conseguente a questo sviluppo, della movida dei locali e dello spaccio di droga. Gli abitanti hanno saputo reagire, emergendo da questa situazione realizzando una rete di comunità, sostenendosi a vicenda come classe produttiva, artistica e artigiana (che qui è densissima) individuando e connotando le proprie linee di sviluppo. Proseguiamo attraversando il mercato locale per arrivare nell’ipogeo di “Necci”: un rifugio antiaereo scavato nella pozzolana, recuperato e messo in attività come cantina. Una volta seduti intorno al tavolo parliamo di Cibo: di quanto sia salutare mangiare bene conoscendo ciò di cui ci si alimenta come il pecorino, qui affinato per rilasciare tirosina. Il tempo rimanente lo impieghiamo per parlare di Innovazione digitale con Bruno Pellegrini di Loquis: un’applicazione che impiega le registrazioni audio digitali per arricchire il mondo reale, rinnovandolo e permettendone un’esperienza arricchita dalle narrazioni di chi ci è già passato. Si conclude osservando la Tag-cloud su schermo realizzata da NuvolaProject: un riassunto dei 17 Goal dell’agenda ONU 2030 che contiene tutte le parole fondamentali emerse durante le giornate di walk-about, trasformate in tag che collegano alla walkipedia, il contenitore dei podcast di queste esplorazioni urbane.

In passato avevo già partecipato a queste attività: le considero un metodo di apprendimento ludico senza preconcetti connotato dall’ascolto degli input del contesto e dei partecipanti, che mira a focalizzare il pensiero sul tema attraverso la conversazione. Così come il corpo viene allenato in una palestra, qui si esercita il ragionamento e cogliendo il momento giusto si può intervenire seguendo il ritmo esplorativo. Quest’esperienza collettiva è un modello educativo che vuole tirare fuori ciò che sai e recepisci dall’ambiente che ti circonda, per inserirlo in una struttura di valore che valorizza e connette le competenze umane: l’adattamento, la capacità di apprendimento, l’empatia e la resilienza. Tutti valori umani che, se utilizzati dai professionisti per dei sopralluoghi fisici e consapevoli, permetterebbero di elaborare progetti che siano calibrati e specifici per le realtà locali, per i loro bisogni ed i sogni di chi li vive valorizzando le preesistenze della comunità. Tutto questo spesso viene eluso ed ignorato attraverso l’asettico e approssimativo sopralluogo praticato con Google Earth che non permette la comprensione della vitalità e delle dinamiche che connotano ogni ambiente antropico.

Roberto De Luca

FBLK

Il programma dell’evento: Il Programma: SoftScience: la scienza leggera

La mappa parlante dei 17 Goal per l’agenda 2030: MAPPA

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Sono Roberto De Luca, un creativo dotato di sensibilità architettonica ed artistica; miro a verticalizzare e perfezionare la conoscenza del colore nella più ampia accezione possibile, per realizzare le trasformazioni che ho scritto nel 2020, evolvendole e migliorandole di pari passo con lo studio. Libri, vernici, tinture, ingredienti e luce sono i materiali ed i procedimenti che indagherò, un passo alla volta, nella scala infinita di questa ricerca teorica e pratica.