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Riproduzioni di una serietà plumbea

Hic et nunc nei volti di Luca Giordana

Testo critico di Diego Repetto,
architetto e critico del paesaggio, membro dell’Associazione Internazionale
dei Critici d’Arte, Sezione Ufficiale Italiana (AICA Italia)

Il dolore del sogno non è mai così feroce come il dolore della realtà.
È un simbolo del dolore.
Io amo molto il sogno.
Diciamo che dal sogno traggo la poesia.
Guai se il poeta non sognasse.
Tra l’altro è una forma di esorcismo mentale.
Il sogno è necessario all’uomo.

Alda Merini

I volti della serie Riproduzioni di una serietà plumbea realizzati dall’artista eclettico Luca Giordana da sempre mi trasmettono l’idea di sogno e dolore.
Lui stesso li definisce sguardi sgomenti, stupiti in cui si percepisce una luce strana: figure poste davanti a una scelta.
Alcuni soggetti sembrano emettere un urlo strozzato, come in quei sogni in cui non si riesce a gridare, impossibilitati di esprimersi, intrappolati in una morsa mortale.
Forse le stesse figure rappresentate dall’artista sono sognatori che hanno vissuto situazioni in cui non sono riusciti a far valere le proprie ragioni, soffocando la loro voce.
Per Jung sognare di non avere la voce per gridare esprime la presenza di ostacoli e blocchi nella comunicazione tra la parte femminile e la parte maschile presente dentro di sé.
Gli incubi cercano di decodificare il messaggio inconscio di una necessità di cambiamento di approccio nella vita del soggetto che sogna.
In La realtà dell’anima del 1949 Jung sostiene che il “[…] sogno è la piccola porta occulta che conduce alla parte più nascosta e intima dell’anima, aperta sulla originaria notte cosmica che era anima assai prima che esistesse una coscienza dell’io”, infine “col sogno noi penetriamo nell’uomo più profondo, universale, vero ed eterno, ancora immerso in quella oscurità della notte primitiva in egli era il tutto e tutto era in lui, nella natura primitiva di ogni differenziazione e di ogni
essere io”.¹
I volti dall’agonia spaventosamente silenziosa raffigurati da Giordana sono ponti tra conscio e inconscio, in cui si generano contemporaneamente nello spettatore un senso di estraneità ed intima appartenenza.
La tecnica adottata per la realizzazione delle opere segue un processo di distruzione dell’immagine originale, riducendo in poltiglia l’opera stessa. Prima di perdere la memoria del dipinto, l’artista lo fotografa, per poi riprodurlo in unica copia.
Con questo gesto simbolico Luca Giordana rivela che il “falso” (la riproduzione) è la cosa più vera che c’è; in un certo qual modo l’artista libera dalla loro autenticità quegli sguardi, che penetrano nell’anima dello spettatore, rendendoli eterni.
Nella serie Riproduzioni di una serietà plumbea si mette in discussione il concetto di riproducibilità dell’arte. Walter Benjamin riferendosi all’hic et nunc come rappresentazione dell’idea dell’autenticità sostiene che: «L’intero ambito dell’autenticità si sottrae alla riproducibilità tecnica […]. Ma mentre l’autentico mantiene la sua piena autorità di fronte alla riproduzione manuale, che di regola viene da esso bollata come un falso, ciò non accade per quanto riguarda la riproduzione tecnica.
Il motivo è duplice. In primo luogo, attraverso la fotografia essa può, ad esempio, rilevare aspetti dell’originale che sono accessibili soltanto all’obiettivo, che è spostabile e in grado di scegliere a piacimento il suo punto di vista, ma non all’occhio umano, oppure, con l’aiuto di certi procedimenti, come l’ingrandimento […], può cogliere immagini che si sottraggono interamente all’ottica naturale. E questo è il primo punto. In secondo luogo essa può inoltre introdurre la riproduzione dell’originale in situazioni che all’originale stesso non sono accessibili. In particolare, gli permette di andare incontro al fruitore […]. La cattedrale abbandona la sua ubicazione per
essere accolta nello studio di un amante dell’arte; il coro che è stato eseguito in un auditorio oppure all’aria aperta può venir ascoltato in una camera.»²
Gli sguardi di Giordana si liberano del loro supporto originale per diventare accessibili universalmente.
Secondo il filosofo tedesco, distruggendo l’opera originale si perde la cosiddetta “aura”, termine con il quale viene definita l’unicità, il sacrale e il misterioso: la riproduzione elimina l’evento unico e favorisce la quantità, toglie il particolare. L’hic et nunc, inteso come irripetibilità, rimane elemento mancante in una riproduzione.
L’hic et nunc dell’originale costituisce il concetto alla base dell’autenticità, e questo ambito è quello che si sottrae alla riproducibilità.
In questo ragionamento si inserisce l’arte di Luca Giordana, che rende propri i concetti di Walter Benjamin, dando un nuovo valore all’opera riprodotta.
E così l’hic et nunc dell’originale si perde nella sua disgregazione, trasformandosi e rinnovandosi nella sua riproduzione, grazie al processo di generazione della stessa.
Giordana eleva la capacità attrattiva delle sue opere, portandole a livello dell’originale e sprigionando una nuova “aura”.
L’acquisizione di un valore pari all’originale, Giordana lo ottiene attraverso l’atto performativo di distruzione dell’originale e di riproduzione dello stesso in copia fotografica.
La distruzione dell’originale e la sua riproduzione in forma fotografica aggiungono un nuovo livello di significato all’opera, creando una nuova irripetibilità nell’elemento stesso.
Il lavoro di Giordana si inserisce in un contesto più ampio di discussione sull’autenticità e sulla riproducibilità nell’arte, portando avanti il concetto che la riproduzione può offrire nuove possibilità di significato e di esperienza estetica, anche a costo della perdita di ciò che rende un’opera unica e autentica.

NOTE:
¹ Jung C.G., La realtà dell’anima, Astrolabio, 1949, p. 43 e seg. 
²  Schweppenhäuser H., Tiedemann R., Ganni E. (a cura di), Walter Benjamin. Opere complete. VII. Scritti 1938-1940, Einaudi, 2006, pp. 303-304

Luca Giordana nasce nel 1968 e inizia a dipingere da autodidatta nel 1990, dedicandosi per 10 anni alla pittura astratta e informale. Inizia ad interessarsi all’aspetto figurativo dipingendo la serie intitolata “Donne Inarmi”, 60 tele, di dimensioni 1x1m, dedicate all’universo femminile.
La sua ricerca espressiva intreccia in continuazione figurativo e astratto.
Per anni ha seguito un atelier di pittura all’interno di un centro per ragazzi portatori di handicap, nel quale ha realizzato un laboratorio di favole e pittura.
Nel 1999 partecipa, come pittore/interprete, alle riprese del film “Tandem” di Lucio Pellegrini, distribuito da Medusa.
Nel 2008 realizza “Brilliant”, una mostra presso la galleria Atelier di Monique Dupong a Lucca. In tale occasione presenta il suo lavoro discografico “Elan”, frutto di una lunga frequentazione musicale parallela all’attività di pittore. Realizza i suoi lavori nello studio di Somano, in piena Langa.
Attraverso il nickname LGPROGETTO collabora a progetti musicali sperimentali con diversi artisti provenienti dal panorama nazionale e internazionale, tra cui Howie B, Fabrizio Tavernelli, Luca Bergia (storico batterista dei Marlene Kuntz) e PINHDAR.
Dopo l’operazione artistica transmediale “La Tela” Giordana ritorna con l’attesissimo progetto “Riproduzioni di una serietà plumbea”.

Diego Repetto architetto e critico del paesaggio, membro dell’Associazione Internazionale dei Critici d’Arte, Sezione Ufficiale Italiana (AICA Italia)


Arch. Diego Repetto
www.diegorepetto.it

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