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METRO A 2001: incursioni urbane taggate NSA

di Roberto De Luca

A Roma, città storica per il writing, la linea A della metropolitana nel 2001 è stata invasa dai graffiti della crew NSA, spostatasi lì a seguito dell’operazione di pulitura (in gergo buffing) che aveva interessato le ferrovie di Ostia Lido e metro B; il tutto è documentato da fotografie scattate sul campo dalla crew stessa, per poi essere raccolte e selezionate da Andrea Rodolico, che segue e documenta questo movimento fin dal 1998. Una caratteristica che distingue questi scatti è l’uso prevalente di un’Advantix compatta o delle macchine Kodak analogiche usa e getta.

La sua è una fotografia umanista, in cui le riprese mostrano l’esistenza di questo mondo underground, ci rende partecipi dello spirito che anima questo movimento, radicato a fondo nel territorio tanto da diventarne identitario. È una corrente animata da un puro spirito critico che è sublimazione del disagio delle periferie e che con queste azioni vuole mantenere viva la propria identità nonostante il degrado, l’assenza delle istituzioni, la mancata relazione con la città contaminando senza sottomettersi la realtà metropolitana, centro di rivoluzione politica, industriale e culturale che troppo spesso li esclude.

Si presenta come una disobbedienza manifestata con un linguaggio urbano dai colori vibranti, come lo sono i segni di ogni esistenza umana, che intercettano la routine frenetica della città manifestando la loro presenza in una visione immediata, policroma e antiautoritaria.

Sono interventi trasformativi che aprono nuovi orizzonti ai nostri sensi, ci donano pensieri ed emozioni cambiandoci in profondità; sono qualcosa di irrazionale che rivela realtà umane sconosciute, sorprendenti e sfuggenti al pensiero razionale mostrando il desiderio acceso di rivalsa, di affermare la propria esistenza.

Sono operazioni che ci fanno mettere in discussione cosa sia arte e cosa sia vandalismo o degrado; al riguardo vi rispondo riprendendo un passo dell’intervista di Maria Cristina Strati a Luigi Fassi (Exibart n°118 pag. 45)

  • C.S. “Ma in che senso l’arte trasforma la vita delle persone?”
  • F. “Credo che l’arte offra l’esperienza dell’incontro con l’ignoto e una diversa possibilità di pensare sé stessi grazie a rivelazioni esclusive e preziose. Harold Rosemberg definiva l’arte un modo speciale di pensare. Credo che questo sia uno degli stimoli chiave del collezionare arte: aprirsi alla comprensione di una forma di pensiero concretizzata da un’opera, che offre un differente approccio alla vita.”

Chi volesse conoscere ed approfondire questa cultura suburbana, troverà al link sottostante la tiratura limitata a 150 copie dell’editore indipendente “Club27” che raccoglie una selezione delle foto di questa crew.  

Per chi volesse conoscere Andrea Rodolico, può leggere l’articolo su VICE.